Debiti commerciali delle Amministrazioni pubbliche

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È stato recentemente sostenuto che la stima dei debiti commerciali delle Amministrazioni pubbliche (oltre 90 miliardi) diffusa dalla Banca d'Italia nell’audizione al Parlamento dello scorso 28 marzo (1) sarebbe errata, perché ricavata da un campione di poche migliaia di imprese con un numero di dipendenti superiore a 20 e operanti solo in alcuni settori (industria, servizi privati non finanziari e costruzioni). Secondo alcuni osservatori, aggiungendo i crediti vantati dalle imprese con meno addetti e operanti in settori diversi da quelli del campione, si otterrebbero valori molto superiori.

Va precisato che la stima, come spiegato nell’audizione, si riferisce al totale dei debiti commerciali delle Amministrazioni pubbliche (A.P.) e non solo ai debiti verso le imprese con più di 20 addetti operanti nei settori di riferimento per le indagini. I debiti commerciali oggetto di cessione con clausola pro soluto agli intermediari finanziari sono rilevati sulla base delle segnalazioni di vigilanza degli intermediari, che riguardano la totalità delle imprese. I debiti ancora iscritti nel bilancio delle imprese (non ceduti e ceduti con clausola pro-solvendo) sono stimati “applicando il rapporto tra crediti e fatturato verso le Amministrazioni pubbliche dichiarato dalle imprese - nelle indagini campionarie della Banca d’Italia - alla spesa complessiva - per beni e servizi - (2) sostenuta dalle Amministrazioni pubbliche.”

La stima si riferisce quindi al totale dei debiti commerciali; l'ipotesi sottostante è che il rapporto tra crediti commerciali e fatturato (entrambi verso le A.P.) che si osserva nel campione sia prossimo a quello della totalità delle imprese fornitrici. Al riguardo, va rilevato che le imprese con un numero di dipendenti appena superiore a 20 hanno valori del rapporto prossimi a quelli medi del campione.

Come si sottolinea nell’audizione, la valutazione fornita va presa con cautela e sostituita al più presto da informazioni direttamente fornite dalle A.P.: “queste stime [della Banca d’Italia] possono fornire indi cazioni di massima sulle dimensioni e la distribuzione dei debiti commerciali delle Amministrazioni pubbliche; esse rappresentano una soluzione di ripiego, in termini di universalità dell’indagine, precisione e omogeneità dei dati, rispetto alla raccolta di dati riguardanti le specifiche passivitàcommerciali di ciascun ente pubblico.”

Per quanto riguarda la numerosità del campione, le due indagini campionarie utilizzate rilevano circa 4600 imprese, con un numero di addetti pari a circa il 9 per cento dell’occupazione del settore privato. Ad eguate metodologie di campionamento e ponderazione dei risultati garantiscono la rappresentatività rispetto alla popolazione di riferimento Queste informazioni sono reperibili su Supplementi al Bollettino Statistico - Indagine sulle imprese industriali e dei servizi.

Infine, è stato rilevato che le stime si riferiscono alla consistenza dei debiti commerciali alla fine del 2011. Al riguardo, come riferito nell’audizione, l’ammontare di debiti ceduti con clausola pro soluto al
31 dicembre 2012 è disponibile (11 miliardi, come riportato nella tavola 3 dell’Audizione), mentre “nel prossimo mese di maggio [con la relazione Annuale della Banca d’Italia] saranno disponibili le stime per il 31 dicembre 2012”, riguardanti l’ammontare dei debiti ancora iscritti nei bilanci delle imprese.

(1) Cfr. Audizione in merito all’esame della Relazione al Parlamento approvata dal Consiglio dei Ministri il 21 marzo, testimonianza del Direttore Centrale per la Ricerca economica e le Relazioni internazionali della Banca d’Italia, Daniele Franco, Roma, 28 marzo 2013.

(2) Si includono le spese per i consumi intermedi,prestazioni sociali in natura (esclusi iservizi di intermediazione finanziaria indirettamente misurati – SIFIM, gli aggi e le spese per i medici di base) e gli investimenti.

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